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La Madonna di Baturitè



Don Eugenio Pacelli, attuale rettore del Monastero di Baturitè, situato nello Stato brasiliano di Cearà, ci racconta che “per anni rimasta nell’oscurità, praticamente senza che si conoscesse il suo vero e profondo significato, questa immagine della Madonna di Fatima è stata praticamente riscoperta durante una verifica dell’inventario patrimoniale della scuola, che ha collegato la scultura a una serie di lettere e a una foto insolita”. Quello che rende l’immagine particolarmente preziosa è appunto la sua relazione con il materiale ritrovato dopo anni: la foto di Lucia dos Santos, una dei tre pastorelli veggenti di Fatima, accanto all’immagine della Madonna appena scolpita in legno e le sue missive inviate all’antico rettore del Monastero.

Per capire meglio l’importanza di questa immagine, alta circa un metro e mezzo, dobbiamo tornare indietro negli anni e recuperare due elementi fondamentali: il primo è la relazione di suor Lucia con la città brasiliana e con il sacerdote portoghese don José Aparicio che lì ha sviluppato una proficua missione; il secondo è la inflessibilità di suor Lucia riguardo alla rappresentazione iconografica della Madonna di Fatima.

 

L’iconografia di Fatima

È abbastanza nota la disapprovazione di suor Lucia al primo scultore della Madonna di Fatima, il portoghese José Ferreira Thedim (1892-1971) che, su richiesta di Pe. Manuel Nunes Formigão – incaricato del vescovo di Leiria di verificare la veridicità delle apparizioni di Fatima avvenute dal 13 maggio al 13 ottobre 1917 –, già nel 1920 aveva scolpito in legno di cedro brasiliano l’immagine che fino ad oggi è esposta nella Cappellina delle Apparizioni. A suor Lucia non piaceva questa immagine perché troppo esuberante e piena di ornamenti. Secondo la veggente, come ha manifestato in una lettera del dicembre 1937, “la rappresentazione più vicina sarebbe con una sola tunica, bianca e semplice, e il manto che cade dalla sua testa fino ai piedi; poi, siccome non possiamo dipingere la luce e la bellezza che la avvolgeva, sopprimerei tutti gli adorni eccetto un filo dorato attorno al manto”

Lo stesso Thedim, poi, ha creato altre due raffigurazioni della Vergine di Fatima, una chiamata Peregrina e l’altra a partire dal Cuore Immacolato di Maria. Quest’ultima fu fatta sotto le indicazioni rigorose di suor Lucia, che qualche anno dopo, nel 1945 precisamente, si fa fotografare insieme all’immagine, segno definitivo della sua approvazione e soddisfazione. La nuova scultura è caratterizzata dai vestiti semplici, le mani libere ad accogliere i suoi figli, avendo al centro e in rilievo il Cuore Immacolato. Attorno al Cuore troviamo un cerchio fatto di ramo di ginestra, simbolo della modestia e umiltà.

Questa rappresentazione di Fatima è stata scelta per adornare la Basilica, costruita a partire dal 1928 nel luogo delle Apparizioni. L’opera, messa nella nicchia della facciata della basilica, è di don Thomas McGlynn. All’interno del monastero delle Dorotee, che ospitava suor Lucia in quel periodo, il sacerdote domenicano ha lavorato intensamente, seguendo le indicazioni dirette della veggente, fino all’anno 1948, quando è stato concluso il modello che poi è servito per la preparazione della scultura in marmo alta 4,73 metri e dal peso di 13 tonnellate. Nel suo libro “Visioni di Fatima”, don Thomas descrive tutta la sua bella esperienza insieme a suor Lucia.

 

L’immagine di Baturitè

In questi stessi anni di intensa diffusione della devozione di Fatima, ovvero tra 1939 e 1949, viveva nel nordest del Brasile un sacerdote gesuita portoghese: Pe. José Aparicio. Egli era un grande amico di suor Lucia, scelto subito dopo le Apparizioni per essere direttore spirituale della veggente di Fatima. “Quando Lucia entrò nel Carmelo, pe. Aparicio fu destinato alla missione a Baturitè, come direttore della Scuola Apostolica che in quel periodo formava decine di futuri sacerdoti gesuiti”, spiega l’attuale rettore, don Eugenio. “Pe. Aparicio fu un grande promotore della devozione mariana, particolarmente della Madonna di Fatima, tra gli studenti e gli abitanti della regione attorno al monastero, nel cosiddetto maciço de Baturitè”

Secondo don Eugenio, per aiutare a diffondere l’amore alla Vergine di Fatima, suor Lucia stessa ha inviato al suo amico e confessore una immagine del Cuore Immacolato, proprio come le piaceva che fosse conosciuta la Madonna. “Suor Lucia e Pe. Aparicio scambiavano regolarmente delle lettere nelle quali parlavano soprattutto della devozione mariana. In queste lettere, suor Lucia chiede a Pe. Aparicio che diffonda il messaggio di Fatima nel Brasile”, afferma il rettore di Baturitè. “Nei libri della storia del monastero, fondato nel 1922, ci sono diverse note sull’arrivo dell’immagine dal Portogallo, così come sul lavoro di evangelizzazione dell’intera regione”, conclude il sacerdote gesuita.

L’antica Scuola Apostolica della Compagnia di Gesù, da qualche anno, non accoglie più la formazione dei religiosi e attualmente è conosciuta come Monastero dei Gesuiti, servendo come casa di ritiro e incontri. Molti pellegrini, intanto, continuano a recarsi regolarmente per pregare ai piedi della Madonna di Fatima di Baturitè, che adorna l’altare laterale della chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Proprio come comunicato dalla Madonna ai pastorelli nell’anno 1917, i devoti brasiliani chiedono alla Madonna soprattutto la pace, la felicità e l’amore, in una regione segnata dalla bellezza e dalla fertilità della natura e, nel passato, culla di diverse etnie indigene come i Potyguara, i Jenipapo, i Kanyndè e i Chorò.

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